Il primo gennaio 1650, dopo che si erano verificate grandi calamità et miserie estreme tra la popolazione di Somma, trentotto fra gentiluomini ed ecclesiastici Sommesi oriundi o forestieri residenti decisero di istituire in una cappella dell’Insigne Collegiata una Compagnia della Morte sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, a fine di soccorrere alli poveri nelli loro estremi bisogni così nel temporale come nel spirituale et per suffragio anco dell’anime del Purgatorio et di altre opere pie. Tale compagnia fu dapprima aggregata all' Arciconfraternita della Morte di Roma il 20 aprile 1650 e successivamente nel 1699 a quella di San Giovanni Decollato della stessa Alma Città. L’aggregazione era un istituto giuridico per mezzo del quale le aggregate vengono rese partecipi (con apposito documento ufficiale) dei benefici ed attività della propria Arciconfraternita - madre di cui condividono scopi e titolo. Tale aggregazione, oltre a costituire una sorta di beneplacito alla fondazione da parte della autorità ecclesiastica, aveva molteplici vantaggi pratici: la Confraternita poteva aggiungere il suffisso arci al proprio nominativo e recepire, come già detto, tutte le attività della madre. La massima aspirazione per le confraternite divenne - tra il XVI e il XVII secolo – l’aggregazione a qualche Arciconfraternita Romana, affinché i loro membri potessero soprattutto lucrare le numerose indulgenze concesse dai vari Pontefici e raramente ottenevano, oltre al titolo di Arciconfraternita, il diritto di poter aggregare, a loro volta, altre confraternite. Gli atti fondamentali che oggi tracciano la sua storia sono i seguenti: a) lo statuto di fondazione, approvato dal Vescovo di Nola Mons. Giambattista Lancellotti, munito di regio assenso di Filippo IV tramite il Viceré di Napoli D. Indico Valez de Guevara, conte di Onate, il 30 aprile del 1650; b) lo statuto del 1804 che, per volere della nobiltà locale, modificò profondamente, sia nella forma che nella sostanza, quello del 1650; c) lo statuto del 1903 che si ispirò nuovamente ai capitoli del 1650 e si adeguò alla nuova legislazione sulle Opere Pie emanata nel 1890; d) lo statuto, infine, del 1996 che si adeguò all'odierna realtà sociale e alle mutate esigenze spirituali e laicali. Fra tutte le opere di culto, quella tenuta in massima considerazione dal sodalizio era la celebrazione dei Dolori di Maria il Venerdì Santo che terminava con la processione detta dell'Addolorata. Nello statuto del sodalizio del 26 gennaio 1804 risulta che: “...con dovere pur anche giusta l’antica solito far solennizzare in ogni anno la festività di S. Maria de dolori nel Venerdì di Passione, con messa cantata, orazione panegirica, esposizione; e ne sette Venerdì precedenti tal festività nel giorno esporre all'adorazione il Santissimo…” All’epoca, quindi, la processione dell’ Addolorata non era ancora introdotta tra le pratiche di culto del sodalizio, mentre veniva contemplata per la prima volta la festività liturgica della Madre dei dolori. Più tardi, il primo gennaio 1889, il Priore dell' Arciconfraternita, Barone Augusto Vitolo Firrao, in un suo cenno storico sul sodalizio inviato alla Curia Vescovile di Nola scriveva:… in questa Cappella si praticano tutte le sacre funzioni del Sodalizio; e fra l’altre nel Venerdì Santo vi si celebrano i dolori di Maria SS. con una solenne processione, simulante l’esequie di N. S. Gesù Cristo dal Calvario al sepolcro con la Vergine Addolorata, e ch’è tenuta in molta divozione dalla cittadinanza…. Le notizie sopra citate confermano le origini ottocentesche del corteo dell'Addolorata con il Cristo Morto e rivoluzionano vecchie supposizioni che lo facevano risalire alla fine del Seicento - inizio Settecento. Una cosa certa è che questo genere di dramma sacro era già in voga nella seconda metà del secolo XVII in tutto il Regno di Napoli e fu molto propagandato dal Collegio dei Gesuiti per rispondere all'azione svolta dai buffi istrioni della commedia improvvisa tra la popolazione. La religione, allora, si spettacolarizzò e dopo la peste del 1656 iniziarono delle vere e proprie scenografie ecclesiastiche e processioni drammatiche per ammonire il popolo. L’impiego di croci, sudari, corone, spine e così via, si ricollega alle attente descrizioni fatte dagli scrittori napoletani del Seicento riguardanti le processioni dette degli Spagnoli. Ancora oggi l' Arciconfraternita puntualmente organizza la processione della Addolorata con il Cristo Morto ogni Venerdì Santo.
A cura di Alessandro Masulli
(archivista professionista presso l'Archivio Storico Cittadino "G. Cocozza" di Somma Vesuviana - http://www.consultamusicale.it/)