Confraternita Maria SS. Odigitria - Augusta (SR)
La Confraternita di Maria SS. Odigitria (dell’Itria) che aveva sede nella chiesa omonima, in origine era formata dal ceto dei “Bracciali di Campagna di qualsiasi mestiere, cioè dei Giardinieri, Massari, Zappatori”, comprendendo, dopo la scomparsa della confraternita di Sant’Elia, anche i salinai, probabilmente per la similitudine e la stagionalità che caratterizzava queste attività lavorative. Sebbene nel capitolo I dello statuto del 1828 la Confraternita venga definita “antichissima”, bisogna dire che, con la perdita della memoria storica, questo termine poteva indicare dei fatti che superavano il corso di tre-quattro generazioni, quindi non è escluso che possa riferirsi al XVII secolo. L’ipotesi trova conferma nel fatto che la prima registrazione di una sepoltura avvenuta nella chiesa dell’Itria risalga al 22 novembre 1607. Se a tutto ciò aggiungiamo che nella chiesa venivano sepolti solo i confrati, possiamo ragionevolmente ipotizzare che la confraternita debba essere stata fondata tra il 1600 e il 1607.
La domenica di Passione di ogni anno veniva rinnovato il direttivo, il più numeroso fra tutte le confraternite, composto da un rettore, quattro maestri, un tesoriere, due assistenti (primo e secondo) e sei sergentini. I compiti di questi ultimi erano limitati alle sole processioni in quanto “due avranno la cura di ordinare la processione, e l’altri quattro precederanno li primi accanto la croce”. Inoltre venivano eletti due portinai, due sagrestani e due infermieri che avevano il compito di assistere il Padre spirituale ed i dirigenti durante le visite ai fratelli malati. Il padre spirituale, invece, veniva nominato dal “Rettore, maestri ed Officiali col maggior numero dei Confrati”.
I confrati versavano una quota di grana 24 per entrare a far parte del sodalizio ed una annuale di grana 52, chiamata “l’annata”, ovvero un fondo che veniva utilizzato per le spese relative al culto, alle funzioni e ad alcune spese per i fratelli defunti, tra le quali erano comprese dieci messe di suffragio. In precedenza tale fondo veniva utilizzato anche per l’assistenza ai confrati bisognosi, tuttavia lo statuto del 1828 non ne fa menzione; se ne ritrova però qualche traccia nel XIV capitolo (visite ed aiuti caritatevoli ai confrati bisognosi e poveri), nel XVII capitolo (contributi straordinari quando non si raggiunge la quota per le messe di suffragio) e nel fatto che fossero previsti, unico caso tra le confraternite augustane, dei fratelli infermieri.
L’associazione quindi si prefiggeva di fornire assistenza materiale e spirituale in vita (c’era l’obbligo della confessione periodica in ogni seconda domenica del mese) e in morte. Morto un confrate, gli altri, vestiti con sacco e mozzetta, lo portavano processionalmente in chiesa e dopo le esequie procedevano a seppellirlo. Se il defunto fosse stato seppellito in un’altra chiesa, il corteo al ritorno avrebbe dovuto recitare il rosario in suffragio della sua anima. Infine l’abito processionale, che il trapassato aveva acquistato a proprie spese, sarebbe andato al sodalizio. Poi i confrati avrebbero provveduto a far celebrare dieci messe, di cui due lette ed una cantata, cosa a cui non avrebbe avuto diritto chi non versava la quota annuale.
I momenti di culto che caratterizzavano la confraternita erano: il funerale d’anniversario per i fratelli defunti, celebrato l’11 novembre nella propria chiesa, e le processioni del Lunedì Santo (per rendere omaggio al SS. Sacramento esposto in Chiesa Madre per le Quarantore), del Patrono e del Corpus Domini, occasioni queste in cui i confrati indossavano il sacco, la mozzetta di colore azzurro scuro, la visiera e la torcetta.
Angelo Patania