I lavori di costruzione della sede della Congregazione dei Vanchetoni, iniziarono il 14 ottobre del 1602, grazie a varie donazioni e alla concessione del terreno dei frati francescani; il progetto dell’Oratorio fu di Giovanni Nigetti, che era confratello e testimone al processo di beatificazione.
Successivamente, nel novembre del 1620, Maria Maddalena d’Austria, moglie del granduca Cosimo II dei Medici, fece edificare a proprie spese l’ampio vestibolo e la facciata su via Palazzuolo, su progetto dell’architetto di casa Medici Matteo Nigetti. Il portale presenta un timpano spezzato al cui centro era inserito un busto settecentesco in terracotta del Galantini; più in alto si aprono tre piccole finestre trapezoidali con centina a omega.
Nel vestibolo un ciclo di dipinti a monocromo ripercorre le vicende del Galantini, tra cui le Esequie che avvennero nell’oratorio e la messa funebre fu celebrata dallo stesso Arcivescovo Alessandro Marzi Medici.
L’aula confraternale, costituita da un ampio ambiente con il presbiterio rialzato, è il più vasto ambiente tra tutte le Confraternite fiorentine. Anche l’altare fu costruito su progetto di Matteo Nigetti, a spese dell’Arcivescovo Marzi Medici, e lateralmente è fiancheggiato da due porte sormontate da due coretti destinati ai cantori, superiormente alle porte sono collocate due copie di teste marmoree di Gesù Bambino, attribuito a Desiderio da Settignano, e San Giovannino di Antonio Rossellino; gli originali sono rimasti collocati in questo luogo fino al 1939, anno in cui furono ceduti dallo Stato Italiano alla National Gallery di Washington.
Il soffitto è considerato dalla critica come una delle più importanti testimonianze della pittura fiorentina del Seicento; suddiviso in tredici scomparti di varie grandezze e forme fu realizzato da vari pittori tra la fine del 1639 e i primi del 1640.
Al centro campeggia il grande ovato, opera del veronese Pietro Liberi, che presenta uno Stemma mediceo accompagnato dalle figure allegoriche della Pace, Giustizia e della Fama; mentre al confratello e pittore Domenico Pugliani sono attribuiti i riquadri raffiguranti San Francesco in gloria, in omaggio al santo a cui è dedicata la Congregazione e a gratitudine dei frati francescani, e le Sante Lucia, Caterina da Siena e Maria Maddalena.
Sono ascrivibili a Giovanni Martinelli: l’Assunzione e Incoronazione della Vergine, la Predicazione del Galantini bambino, la Morte del Beato Ippolito, Sant’Ignazio di Loyola e San Domenico, San Giuseppe e San Bernardino da Siena.
Cecco Bravo eseguì lo scomparto con i Santi Zanobi, Antonino e Carlo Borromeo (i primi due sono i patroni principali di Firenze); Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano, eseguì il riquadro con San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista e San Filippo Neri.
Infine Lorenzo Lippi realizzò il riquadro con le Sante Caterina, Agata e Cecilia. Il fregio dipinto sulla parte alta delle quattro pareti, fu ultimato nel 1734 ed è attribuito a Niccolò Nannetti, mentre le quadrature furono opera di Rinaldo Botti.
Il legnaiolo e confratello Giovan Battista Paolesi costruì gli scranni tra il febbraio del 1750 e il novembre del 1751. La struttura degli stalli lignei della Confraternita, chiamate “manganelle” o “prospere”, è la tipica e ricorrente struttura delle Confraternite; il lato più corto è costituito da due “arcibanchi” e da banconi, che venivano occupati dalle varie cariche della Compagnia; mentre i due lati più lunghi, formati da tre livelli, venivano occupati dal corpo di Compagnia, cioè dai confratelli.
Sempre al Paolesi si devono i quattro confessionali di noce, centinati e intagliati, e i quattro sportelli degli armadi riccamente intagliati che sono posti nel vestibolo.
Dietro all’altare è la cappella del Beato Ippolito, nella quale, in un’urna di legno dorato posta sopra all’altare della parete sinistra, è conservato il corpo del fondatore.
Nell’attigua sagrestia sono conservati dei ricchissimi mobili intagliati e intarsiati, con capitelli con lesene lumeggiati in oro, databili tra il XV e XVI secolo; naturalmente, dato che vennero realizzati prima della fondazione della Congregazione, sicuramente questa era la sede originaria ma sono giunti qui per una probabile donazione.
Fino al 1940, prima del secondo conflitto mondiale, veniva offerta una cena a cento poveri del quartiere e della città, in occasione dell’ultima domenica di carnevale; era una cena sontuosa che veniva servita nell’ampio Oratorio e che il Galantini istituì nel 1610, anticipando in qualche modo l’usanza del pranzo natalizio che viene offerto ai giorni nostri.
Oggi dopo varie vicende durate oltre venti anni, i confratelli e le consorelle sono tornati in possesso della loro sede storica; il 2 ottobre 2019 alla presenza di S. Em. Card. Arcivescovo Giuseppe Betori e di autorità civili e militari della città di Firenze, l’antico e storico Oratorio ha riaperto ufficialmente le sue porte, riproponendo una realtà di fede, di storia e di cultura che era stata dimenticata.
L’evento provvidenziale è giunto in tempo per poter celebrare degnamente i 400 anni dalla morte del pio Fondatore.
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