Arciconfraternita di Maria SS. del Carmelo
La chiesa del Carmine è un edificio sacro di Ruvo di Puglia sito in largo Carmine. La chiesa è stata costruita in più fasi in periodo compresto tra il XVII e il XIX secolo.
L'arciconfraternita del Carmine si contrappone alla modestia della confraternita di san Rocco. Fondata il 15 maggio 1604 per conto di ecclesiastici e notabili, dopo che il vescovo Gaspare Pasquali ebbe approvato lo statuto della confraternita, essa si ritrovò subito ad essere la più ricca e influente nel panorama ruvestino: basti soltanto pensare che un terzo dei 141 confratelli originari era composto da ecclesiastici. La neonata confraternita trovò sede nella chiesa di san Vito, affidata a patto che il sodalizio si impegnasse nel suo restauro: la stessa chiesa, una volta completata la ristrutturazione, fu intitolata alla Madonna del Carmine titolare dell'omonima arciconfraternita. L'originario statuto prevedeva che il rettore delegasse a due confratelli il compito di visitare i carcerati, di assistere gli infermi e di raccogliere l'elemosina ogni giovedì.
Durante i periodi di raccolta, una coppia di confratelli si aggirava per l'agro ruvestino alla ricerca di vettovaglie da conservare per l'inverno e che sarebbero confluite nel Monte di Pietà. Nel 1690 il notaio Carlo Barese indicò l'arciconfraternita del Carmine come erede universale delle sue ricchezze alla morte dei suoi due figli preti Alessandro e Nicolò, rimpinguando le casse del sodalizio. Nel Seicento i confratelli decisero di dotarsi di simulacri lignei rappresentanti i sacri misteri e da far sfilare il venerdì santo. La nuova chiesa restaurata prese il nome di chiesa del Carmine per due motivi: nella chiesa è presente un affresco, rappresentante la Madonna del Carmine, sulla volta della chiesa e inoltre vi fu sepolto il vescovo carmelitano Sebastiano D'Alessandro. Nonostante ciò sono ancora visibili i segni del culto di san Vito martire, come testimoniato dal dipinto raffigurante san Vito tra i santi Modesto e Crescenzia.
Nella chiesa era riservato un sepolcreto per i confratelli ed erano presenti anche sepolcri di nobili ruvestini, tra i quali Luca Cuvilli e Antonio Miraglia. Le testimonianze della processione dei misteri risalgono al XVII secolo, ma la storia della processione ormai tradizionale del venerdì santo ha subito un momento di crisi verso la metà del Novecento: dal numero originario di 12 statue, la processione ha visto diminuire il numero di simulacri prima a 10 e poi a 8, con l'eliminazione delle statue di san Pietro e della Veronica, poi bruscamente da 12 a 4 a causa della mancanza di portatori. Solo dagli anni ottanta l'arciconfraternita del Carmine si è impegnata nel reintegrare altre 4 statue nel corteo processionale, portando a 8 il numero complessivo (Gesù nell'orto, Gesù alla colonna, Ecce Homo, Gesù al Calvario, Gesù crocifisso, Gesù morto, Maria Addolorata e il Legno Santo).