La chiesa del Rosario di Biancavilla è situata in piazza Roma, come un diadema nel gioiello architettonico del centro storico della città.
Il prospetto
La facciata, opera dell’architetto milanese Carlo Sada, dell’inizio del XX secolo, è senza dubbio insieme alla Basilica l’opera d’arte più importante di architettura moderna in città. Affiancata da due plinti si erge la scalinata centrale, un tempo di gradini in marmo bianco, in pietra lavica, mentre l’intera facciata è realizzata in pietra calcarea a conci scolpita. L’architrave poggiante su due coppie di semicolonne laterali è un ampio spazio compreso fra le due colonne del portone d’ingresso rettangolare con soprastante arcone a tutto sesto, vetrata con un calice e ostia in pietra bianca scolpita e nell’arco la scritta C-SADA-MED-ARCHIT-FRONTIS-TEMPLI, dove risalta il bassorilievo di un cherubino e la scritta “HIC CONFR. M. SS. ROSARII” ovvero “In questo luogo ha sede la confraternita Maria SS. del Rosario”. Sopra l’architrave vi è il timpano archivoltato spezzato dal campanile, mentre poggiano ai due lati laterali rispettivamente angeli in preghiera. Dentro la cella campanaria vi è la statua della Madonna del Rosario, e al di sopra un cupolino a padiglione con tasselli in ceramica di colore verde, mentre risalta il monogramma mariano di colore blu. Al vertice la croce in ferro battuto, posta su una sfera in pietra bianca.
La storia
La storia della Chiesa del Rosario, dedicata dapprima a San Rocco, è riconducibile al 1600. Ne è testimonianza un atto di matrimonio datato 30 luglio 1606 benedetto dal cappellano Francesco Siriano. A rafforzare questa certificazione, inoltre, il 17 gennaio 1599 si registrò il primo matrimonio dove i cappellani sottoscrivevano “della Matrice Chiesa”. Questo lascia supporre che oltre la Chiesa Madre, in quell’epoca, vi era anche un’altra chiesa: ovvero quella di S. Rocco, oggi dedicata alla Vergine del Rosario. Un secolo dopo fu ampliata per volere dell’abate Antonino Piccione, come si evince da una lapide commemorativa a destra della navata. Nel 1719 l’abate aveva lasciato rendite per la costruzione di un monastero di Santa Chiara nei pressi della chiesa. Con le suddette rendite, amministrate dal can. Filippo Cocina sotto il progetto dell’arch. Francesco Battaglia da Catania, nel 1750 furono avviati i lavori di costruzione. Dopo varie vicissitudini, nel 1900 le fabbriche che furono state completate, per ordine del can. Vito Piccione sono state demolite e in sostituzione ad esse furono costruite delle nuove stanze; nello stesso tempo il canonico ha abbellito con decori di stucco indorate. Sempre lo stesso incaricò l’arch. Sada di redigere un prospetto artistico intonato con l’interno dell’edificio sacro. Il 10 gennaio del 1998 a causa di un terremoto che fece crollare il tetto della sagrestia, la chiesa fu chiusa al culto per far si che iniziassero i lavori di riapertura. Finalmente dopo 4 anni, durante la prepositura del can. Antonino Tomasello, nella solennità della Vergine del Rosario veniva riaperta al culto la chiesa con una solenne celebrazione Eucaristica all’interno.
L’interno
L'interno della chiesa, in stile tardo barocco, è ad un’unica navata e si conclude nell’area presbiterale dove all’interno della conca dell’abside è situato l’altare maggiore. L’abside è decorato con motivi floreali in oro e argento a foglia, mentre nel catino sempre in bassorilievo vi è lo Spirito Santo sottoforma di colomba irradiata da visi d’angeli. Ai lati dell’abside si possono ammirare in bassorilievo delle decorazionicomposte da scala,chiavi e palme. Il presbiterio è posto più in alto di due gradini dove è presente una balaustra con sei colonnine per lato, in marmo bianco e rosa. Nell’arcone di accesso al presbiterio in alto si può notare una scritta latina che riporta l’anno 1817 e addossate alla parete di sinistra una lapide con altorilievo del volto del prevosto della Collegiata, il can. Vito Piccione che nel 1900 attuò il restauro della chiesa con stucchi e dorature; mentre a destra la lapide in ricordo dell’abate Antonino Piccione che nei primi anni del XVIII secolo ampliò la chiesa. L’aula presenta nelle pareti cinque coppie di semicolonne per lato con motivi floreali, tralci ed uva in bassorilievo con capitelli in stile composito. La volta, a botte lunettata, è decorata con stucchi e poggia su un cornicione in gesso bianco mentre sono presenti delle finestre, tre per ogni lato che danno luce all’interno della chiesa. La parte superiore dell’altare maggiore, in marmo intarsiato ad arabeschi risalente al XVIII secolo, è formata da un’edicola che si conclude con un timpano spezzato, dove al suo interno è posta la Madonna del Rosario col Bambino, in gesso modellato dipinto del XX secolo, opera del maestro Froc Robert. Gli altari minori rispettivamente due per lato, anch’essi in marmo, sono semplici e presentano nicchie con cornici in legno scolpito di stile barocco. Da sinistra possiamo notare l’altare di San Vito martire e l'altare di San Rocco, primo titolare della Chiesa; mentre dal lato opposto l'altare di Santa Rosa da Lima e il prezioso altaredel SS. Cristo alla colonna, opera lignea del sacerdote Placido Portal, scultore biancavillese.
In alto nelle pareti, tra un altare e l’altro, vi sono dipinti su tela che raffigurano angeli realizzati nel 1929 dal maestro Conti Consoli. In basso, invece, poggiati su alcune basi in marmo, sono presenti angeli in carton romano oranti in piedi, realizzati per devozione dei fedeli. All’ingresso della chiesa è presente una cantoria dove è situato un organo meccanico di piccole dimensioni costruito nel 1900 dalla rinomata fabbrica d’organi Giudici - Laudani. Attualmente l’organo è fuori uso. Dalla medesima cantoria vi è l’accesso alla cella campanaria dell’edificio sacro.